THE TALK: Rispetto, Reazione, Relazione
Quarantacinque anni di esperienza per diventare la più grande capacità produttiva in Europa per il settore Lusso. Un'area produttiva di 30.000 metri quadrati e 450 dipendenti. Più di 4 milioni e mezzo di pezzi prodotti al mese e oltre 1000 finiture personalizzate.
Come si gestisce un lockdown con questi numeri?
Il tema della chiusura è stato molto importante perché siamo un'azienda chimica e senza un presidio fisso nelle aree chimiche avremmo potuto creare un danno ambientale. Quindi come holding, Lem Industries è sempre stata aperta per gestire tutte le emergenze del caso, mentre la parte produttiva è entrata cassa integrazione. Da lunedì 4 maggio abbiamo riaperto tutto e riavviato le produzione perché facciamo riferimento ai cicli dei brand, quindi siamo costantemente al servizio di quelli che sono i tempi richiesti dall'industria della moda. Sin dall'inizio dell'emergenza abbiamo lavorato intuendo che il problema sarebbe stato grave, avviando quello che chiamiamo il programma R+R.
In cosa consiste il programma R+R?
Rispetto, reazione e relazione. Sono in realtà tre le R sulle quali punteremo per ripartire. Il rispetto delle normative per cercare di proteggerci sin dall'inizio. Quindi leggi, decreti, delibere, prescrizioni, presidi e richieste evidenziate da tutti gli organi competenti. La reazione, la responsabilità e la ragionevolezza quali aspetti di un percorso aziendale che miri allo sviluppo di un'intelligenza collettiva, cercando di tenere alto il livello valoriale con clienti e stakeholder. E, mi faccia aggiungere, lavorare su tre momenti per assicurare, mitigare, garantire e riprogettare, perché cambieranno le stagioni, cambierà il ciclo produttivo e cambierà tutto il sistema retail.
Da dove ripartirete quindi, quale il primo step?
Il tema della sanificazione è prioritario. A tutti i nostri clienti della catena del lusso garantiamo che l'accessorio arrivi sanificato, ma il tema legato al retail è complesso e stiamo cercando di capire come si muoverà. Consideri che per la vetrina, il mall, il centro commerciale, la sicurezza incide sul prodotto e per questo stiamo cercando di fare ragionamento per aiutare i brand a supportare il cliente finale, consegnando un prodotto sanificato, sicuro, senza alterare le caratteristiche di qualità per le quali vieni scelto e acquistato. Consideri che il processo di sanificazione cambia a seconda dei materiali, della pelle, degli strass, dei metalli. Per farle un esempio, ozono, alcol e spray non vanno bene per tutti i materiali. Bisogna ragionare sempre a trecentosessanta gradi sulle esigenze del consumatore, per esempio prestando attenzione alla galvanica che "non sfogli", che sia en pendant con tutte le rifiniture e, soprattutto, che il processo di sicurezza rispetti il costo del prodotto, che ne sia all'altezza. E poi c'è il tema dell'online, arduo e complesso da risolvere, perché il prodotto dovrà essere inserito all'interno di un packaging che garantisca altresì un processo di sicurezza. Diciamo che dobbiamo cercare di dare risposte a domande che spesso risposte non ne hanno.
Nella vostra visione pre-Covid affermate che per sopravvivere ai cambiamenti si è spinti a cercare soluzioni migliorative per garantire sicurezza, crescita e sviluppo.
In generale tutti gli aspetti migliorativi sono quelli che vanno nella direzione del rispetto del pianeta con uno spirito green. Ci stiamo affacciando a uno scenario post-Covid con una nuova visione che mette al centro i valori. Noi di Lem Industries dovremo riscrivere un nuovo codice etico che non può più essere quello di tre mesi fa, perché sono cambiate le relazioni, sia con i dipendenti sia con i brand. Dobbiamo migliorare. Se usciamo dal Covid come ci siamo entrati non andremo da nessuna parte.
Quali sono i valori giusti per ricominciare?
I valori dei brand. Oggi, soprattutto quelli italiani, hanno già in sé un importante patrimonio. Il processo nasce artigianale, dalle mani abili. Ma oggi c'è bisogno di dare una nuova verità a questi valori. Su tutti, il valore dell'interconnessione. Il Covid ci ha dimostrato che siamo tutti connessi a prescindere dal digitale, perché quello che succede a me, succede anche a te. Siamo tutti in relazione e la qualità, la lealtà della relazione è il punto dal quale ripartire.
Parliamo di gioielli. Quanto pesa nel vostro business e, in generale, di cosa ha bisogno la gioielleria italiana per rilanciarsi e acquisire fascino?
Noi produciamo macchine a supporto della gioielleria. Nel complesso del business il peso della gioielleria è minore perché siamo più concentrati sugli accessori. In Italia c'è un'enorme capacità artigianale. Grazie alle nostre maestranze siamo i migliori al mondo, ma non basta. Per acquisire fascino credo di sia un solo modo: investire in comunicazione, in campagne di marketing, per trasmettere la luce e la bellezza dei nostri prodotti. Il gioiello sarà sempre legato al mondo femminile, ma purtroppo ora non ci sono più le occasioni, mancano le opportunità, gli eventi. Bisogna ringiovanire tutta la catena, l'approccio al lavoro, il design. Qual è il target di riferimento? Pensiamo di vendere a un trentenne ma non lo conosciamo. Cosa frequenta, cosa mangia, come vive? Definiamo il target e quindi un percorso a supporto della gioielleria che ancora produce con canoni superati. L'altro punto è da legato al fatto che la maggior parte dei brand sono ormai internazionali e di conseguenze le capacità decisionali sono fuori dall'italia Il Covid ci ha impoveriti e rischiamo di diventare i cinesi che lavorano e basta. Abbiamo una grande capacità artigianale, ma purtroppo non decisionale. La mia formula? Fare gli italiani e riuscire a valorizzare quello che abbiamo soprattutto il valore della relazione che non siamo in nessun modo disposti a mercificare. Se ritroviamo il sorriso ritroveremo la positività. L'Italia è un Paese di gente sorridente, felice.
Bisogna trasmettere fiducia, contagiare di allegria. Iniziare a essere noi i primi per un contagio diverso.
Intervista di Federica Frosini, Editor in Chief VO+
Intervista di Lorenza Scalisi, Senior Editor VO+
Intervista di Antonella Reina, Editor VO+