THE TALK: Il Gioiello Come Riserva di Valore
Com’è iniziata questa fase 2?
Siamo ripartiti, cercando di riprogrammare un po’ tutto il lavoro con le dovute precauzioni, nel rispetto delle nuove norme di sicurezza. Fortunatamente, la nostra azienda ha un’impostazione logistica che ha reso facile adottare le nuove misure. I nostri clienti hanno già iniziato a contattarci, anche se i loro negozi sono ancora chiusi, l’intenzione è di dare loro massima disponibilità e supporto.
Come sono invece stati i mesi di lockdown?
È stato soprattutto un periodo di riflessione. In smart working, ci siamo concentrati soprattutto sulla creatività, in modo da essere pronti con nuove collezioni e idee non appena il mercato lo richiederà. Abbiamo anche cercato di ragionare su nuove strategie commerciali, per offrire una proposta più conveniente ai nostri clienti. Il dialogo con loro è rimasto sempre aperto, alcuni hanno subito una perdita importante, soprattutto qui a sud, dove in questo periodo dell’anno le vendite erano alte. Abbiamo dato la maggiore flessibilità anche per i pagamenti. I nostri clienti hanno attività commercialmente sane, abbiamo la massima fiducia nei loro confronti.
Qual è la situazione attuale del vostro distretto orafo?
Il consorzio del Tarì ha riaperto, c’è stato un primo momento di poco flusso ma ora la situazione si sta pian piano riscaldando. Con le altre aziende c’è sempre stato un rapporto di confronto, il Tarì accoglie diverse realtà del mondo della gioielleria, insieme si è cercato di trovare le migliori soluzioni, seguendo una linea guida unica.
La preoccupazione più grande per il futuro?
Noi siamo fiduciosi di poter tornare presto alla normalità. La paura più grande è che il periodo di chiusura si prolunghi e questo sarebbe deleterio. Il nostro settore possiede un alto valore intrinseco, è vero che tutte le aziende hanno avuto una flessione del fatturato negli scorsi due mesi, ma tutto potrà risanarsi, a patto che l’emergenza finisca. Il gioiello è considerato un bene di rifugio, anche in un periodo di “guerra” come questo, la sua vendita può ripartire facilmente. Lo stato d’animo gioca un ruolo fondamentale, chiunque affronta momenti belli e brutti ma noi siamo sempre riusciti a trovare la chiave di ripresa.
Su cosa puntate per questa ripartenza?
Come in ogni periodo di crisi, occorre puntare sul proprio know-how per trovare nuovi metodi e canali. Nardelli vanta un’offerta di 5.000 articoli e una distribuzione su circa 300 negozi soltanto italiani, aver investito anche su piattaforme online ha già contribuito alla nostra crescita in passato e lo farà anche in futuro.
Quali crede che saranno gli articoli su cui puntare?
Noi puntiamo sui modelli più classici che danno in qualche modo sicurezza, come per esempio un solitario che rappresenta un simbolo di amore intramontabile.
Intervista di Federica Frosini, Editor in Chief VO+
Intervista di Lorenza Scalisi, Senior Editor VO+
Intervista di Antonella Reina, Editor VO+