THE TALK: Ci vediamo online!
Facciamo il punto sulla situazione: si sta muovendo qualcosa?
Parlando dell’immediato futuro, quindi di cosa accadrà a livello di vendite nei negozi questa estate, potremmo dire che ci sarà una divisione fra coloro che in genere lavorano con i turisti e chi ha da sempre il suo pubblico nei locali, che già di per sé è un mercato più stabile. Di solito si tende a preferire gli exploit di vendita dovuti alle ondate di turisti ricchi, ma quest’anno temo che dovremmo rinunciarci.
Poi ci sono eccezioni come Positano, dove ho un cliente che mi ha riferito notizie abbastanza incoraggianti: molti suoi storici clienti italiani che hanno le case lì - che in genere in estate vanno all’estero per evitare le folle esagerate di turisti - quest’anno invece andranno in Costiera Amalfitana. Turismo e compratori nazionali, insomma, non stranieri, ma queste sono appunto eccezioni.
Parlando più in generale, a parte i giorni subito dopo la prima riapertura, in cui abbiamo ultimato le poche cose confermate con ordini precedenti all’emergenza, purtroppo qualcosa è stato rimandato e qualcosa cancellato, per un senso di incertezza che ha pervaso un po’ tutti, senza distinzione di nazionalità. Il vero problema per realtà come la nostra è che, lavorando molto con le fiere, dopo Vicenzaoro January non abbiamo più avuto la possibilità di visitare clienti e far vedere la merce. Qualche segnale positivo lo abbiamo però avuto dai nostri clienti italiani, che tutto sommato stanno registrato un po’ di euforia da parte del pubblico. Qualcuno che voleva o doveva fare acquisti in questi mesi per ricorrenze o altro non ci ha rinunciato. E questo ci dà un piccolo segnale di ripresa.
Qualche spunto sul mercato internazionale?
Se parliamo di Usa e Centro America, la situazione è ancora grave, inutile negarlo. Da anni lavoriamo con importanti realtà di retail in Centro America, che proprio in questi giorni ci dicevano di aver iniziato a riaprire mezza giornata, ma la gente fa fatica a pensare di andare a fare shopping con un’importante emergenza sanitaria ancora in corso. Qualche Rolex venduto ogni tanto, come in effetti si è verificato, non può essere un segnale di stabilizzazione del mercato. Qui in Europa, pare che nei Paesi scandinavi qualcosa si stia muovendo, ma noi lavoriamo soprattutto con Grecia e Turchia, dove siamo presenti per lo più in resort di lusso. Sono Paesi che prevedono una grave crisi per questa estate, perché il loro fatturato dipende soprattutto da turisti russi, e molti dei resort dove Giovanni Ferraris è presente non riapriranno neanche a luglio e agosto. A Cipro, per esempio, abbiamo un partner che ha tre negozi: riaprirà solo quello che è su strada, mentre gli altri due che sono in hotel di lusso resteranno chiusi. Quello nel Four Seasons ha in previsione di riaprire i battenti solo a marzo 2021. Stesso scenario a Creta, dove siamo presenti in uno dei top resort del Mediterraneo: ad oggi, non sanno ancora se accoglieranno turisti, mentre lo scorso anno è stata un’ottima stagione. Avevano addirittura ospitato Jeff Besos, per capirci. E anche nella Grecia continentale, dove siamo distribuiti all’interno delle location di Grecotel, è ancora tutto incerto e sospeso. Stiamo a vedere. E a Dubai e in Medio Oriente si sta verificando più o meno lo stesso scenario: no tourism, no shopping. E purtroppo, anche l’attesa fine del Ramadan, a fine maggio, periodo in cui in genere si verificano molte vendite, è stata cancellata da un secondo lock down molto restrittivo.
Bypassiamo l’estate e facciamo qualche proiezione per l’autunno…
Prima di tutto, faccio una riflessione a monte. Se fino a 25/30 anni fa si verificava una crisi forte in un’area del mondo, e quella particolare zona andava del tutto in stallo per anni, sembrava che i soldi si spostassero automaticamente in un’altra area, e se succedeva qualcosa anche lì, da lì si spostava tutto in un’altra zona ancora. E così via. Per fare un esempio, se il Giappone era la destinazione dove tutti volevano investire e d’un tratto il Giappone entrava in crisi, non era un problema mondiale: da lì, tutti gli interessi migravano altrove, per esempio in Russia, e poi da lì, in caso di emergenza, in Usa, o in India, Medio Oriente… Ora invece, le crisi sono sempre più mondiali. Globalizzazione vuol dire anche questo: condividere gli effetti negativi di un evento, che da locale diventa mondiale.
State pensando a nuove strategie di promozione?
L’unica cosa che può distinguerci sul mercato è far capire come il nostro prodotto non è standard o fatto industrialmente. Anche se fino ad ora il nostro core business non è mai stato il “pezzo unico”, il nostro valore aggiunto è la qualità della manifattura, anche sull’entry price, che si aggira sui 700/800 €. Per far percepire questo plus, stiamo mettendo a punto un sistema di presentazione 4.0: nei giorni precedenti alla conference call prefissata, il cliente potrà visionare video e foto dettagliare delle nuove collezioni, per fare così una prima scrematura e focalizzarsi su ciò che fa al caso suo. Poi, durante l’evento online prefissato, potrà richiedere di far indossare il gioiello, vederne i particolari e noi saremo lì a spiegargli tutto il processo di manifattura. Sarà insomma un modo nuovo per far entrare il pubblico nel mondo Ferraris. In queste settimane mi hanno proposto in tutti i modi di realizzare un catalogo online, ma ho sempre detto no. Quello su cui voglio puntare è il contatto diretto e umano con i miei clienti.
In questi trunck show online, ci saranno anche novità di prodotto?
Al momento, credo mostreremo le collezioni che avevamo preparato per Baselworld, ma che purtroppo sono rimaste nel cassetto. Nessuno le ha ancora viste, e proporre altre novità in più sarebbe un peccato. Però, in queste settimane di fermo abbiamo iniziato a buttare giù parecchie idee su ciò che nei prossimi mesi andremo a concretizzare. Mia moglie Katia è la designer, io mi occupo invece di prototipazione e sviluppo prodotto. Le nuove idee sono partite per lo più da una considerazione pragmatica: ci siamo resi conto di avere un magazzino importante di pietre, alcune anche notevoli. Quindi, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse già presenti in casa, abbiamo iniziato a pensare a una serie di pezzi unici, cosa che appunto, fino ad ora, ha sempre rappresentato una minima parte del nostro business. Ma perché non assecondare quella che alla fine è una delle richieste del mercato? Per esempio, in queste settimane, abbiamo realizzato un anello molto importante per una cliente spagnola: man mano che realizzavamo le fasi di lavorazione, le inviavamo piccoli video e scatti dei vari passaggi. E lei dimostrava tutto il suo entusiasmo nel “conoscere” chi stava facendo il suo anello, nel vedere quelle mani esperte al desk. Ha potuto insomma entrare nel nostro mondo e capire che ciò che indosserà è la sintesi di un lavoro di squadra, di grande eccellenza. Una modalità di proporci e farci conoscere cui non avevamo mai pensato, forse una delle cose che ci ha insegnato l’esperienza appena vissuta.
Intervista di Federica Frosini, Editor in Chief VO+
Intervista di Lorenza Scalisi, Senior Editor VO+
Intervista di Antonella Reina, Editor VO+