Ronco: mezzo secolo di creatività
“La cosa che mi dà più soddisfazione è che abbiamo superato tantissimi ostacoli, siamo riusciti ad affermarci su molti mercati, a rispondere a esigenze assai diverse fra loro, di gusto e non solo, e a superare congiunture internazionali di non facile approccio. Insomma, sono stati 50 anni intensi, di cui si sono resi parte attiva anche i miei figli, altra grande vittoria personale. Un successo così non è mai scontato, piuttosto, è frutto di un lavoro e di una dedizione totali, che non guardano agli orari, alla fatica o solo al guadagno. Oggi, quando viaggio nel mondo e mi imbatto nella vetrina di una boutique che espone le nostre creazioni sono orgoglioso del percorso che abbiamo fatto, e che il nostro nome sia sinonimo di Made in Italy, di quel valore in più che non ha prezzo. E quando le vedo indosso a qualche elegante signora, magari per le strade di New York, Hong Kong o Dubai, penso che sono un po’ come dei figli che portano in giro il mio Dna”.
Sergio Ronco non ha dubbi e riassume così il mezzo secolo che lo ha portato fin qui, anno dopo anno, collezione dopo collezione, a creare un marchio solido e che soprattutto guarda al futuro. Ma andiamo con ordine…
Come nasce l’idea di un’azienda specializzata in prodotti semilavorati?
Nel 1971 avevo 20 anni e mi ero appena formato a Neuchâtel, la capitale dell’haute horlogerie. Allora pensavo che sarebbe stato quello il mio mestiere, invece, un mio amico mi convinse a spostare l’attenzione sull’oreficeria, a sfruttare il know how appreso nel mondo dei segnatempo e ad applicarlo a quel ramo della gioielleria che necessitava di parti meccaniche. Ed ecco così che approdai ai semilavorati, trovando subito un buon mercato nel distretto vicentino. Per circa 15 anni mi dedicai solo a questo settore, ma l’indole e la voglia di guardare oltre la realtà locale si faceva già sentire. Iniziammo a produrre una linea di prodotti finiti interamente disegnati da noi, e fu un altro successo. Ad oggi, di questa branca si occupa mio figlio Leonardo, creative designer, mentre mia figlia Elena segue la parte commerciale e di comunicazione. Siamo una famiglia casa-bottega, e questa è anche la nostra forza. Ci confrontiamo sempre su tutto, ognuno con le proprie specificità, e questo ci aiuta ad avere una visione allargata ma sempre ben salda sui nostri principi, incentrati sulla qualità e l’originalità delle creazioni Ronco.
Tecnologia e creatività, quindi. Su quali mercati ha più presa questo binomio?
Dal 1980 in poi abbiamo sempre cercato di puntare sull’estero, anche per stimolare la crescita interna all’azienda. Guardare verso nuove culture ci ha infatti spinti a studiare esigenze, gusti e culture anche assai lontane dalla nostra, e ciò ci ha resi più pronti a rispondere a tutte quelle dinamiche internazionali che soprattutto negli ultimi due decenni hanno cambiato radicalmente il mercato. Mi riferisco alle varie crisi economiche, ma anche alla rivoluzione portata dai social, che ha costretto qualsiasi tipo di business a pensieri e prospettive prima inimmaginabili. Per esempio, ora stiamo puntando sull’era “4.0”, su una radicale digitalizzazione che ci aiuterà a sviluppare la vendita online BtoB. Di recente abbiamo reso disponibile sul nostro sito un catalogo aggiornato dei semilavorati, il che significa migliaia di pezzi visibili e ordinabili con un click. Quanto all’export, rappresenta l’80% del volume totale delle nostre vendite. L’Estremo Oriente e gli Usa sono quelli che ci danno maggiore soddisfazione, ma essendo diversi nell’approccio e nello stile, per entrambi realizziamo collezioni ad hoc. Anche l’UAE è per noi strategico, tanto da andarci quasi mensilmente. In totale, possiamo contare su una rete di distribuzione che oscilla fra i 150 e i 200 negozi al dettaglio nel mondo.
Nuovi progetti nel cassetto?
La pandemia ci ha fermati fisicamente ma non mentalmente. Anzi. Ne abbiamo approfittato per mettere a punto i nostri processi produttivi, che ora sono certificati ISO 9001. Un traguardo importante, che ci ha già fruttato dei miglioramenti netti in termini di ottimizzazione dei sistemi e della produttività. In queste settimane stiamo invece gettando le basi per un progetto che andremo a sviluppare da qui ai prossimi cinque anni. Si tratta di dare forma a un sogno restato nel cassetto troppo a lungo a causa delle condizioni internazionali venute meno, ma ora ci sentiamo pronti a guardare con ottimismo al futuro e a procedere con passo spedito. Ho appena compiuto 70 anni, coincisi con i 50 dell’azienda, ma l’energia e la voglia di fare sono quelli dei primi passi, anche grazie alla consapevolezza di un’esperienza impagabile e a un team che ha le carte in regola per andare a segno.
Lorenza Scalisi, Editor VO+