L’Effetto Scia dei Record
Cresce il fatturato del +11,3%, rispetto allo stesso periodo del 2022, trainato dall’export con un +16,7%. Performance positive anche se in rallentamento rispetto al boom del 2022, ma comunque migliori se confrontate agli altri settori manifatturieri del fashion made in Italy. Questi i dati elaborati per Confindustria Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda relativi al primo trimestre 2023 e la parallela indagine congiunturale presso le aziende del settore, che delinea un quadro soddisfacente per oreficeria, argenteria, gioielleria e per la produzione di cammei e coralli made in Italy.
Secondo Claudia Piaserico, Presidente di Confindustria Federorafi, il settore gode ancora dell’”effetto scia” del 2022 dove abbiamo raggiunto i record in termini di fatturato e di export che ha superato il 90% del turnover. Mi conforta anche la tenuta dei livelli occupazionali ma dobbiamo rimanere vigili perché negli ultimi mesi c’è già stato qualche segnale di rallentamento del mercato che potrebbe accentuarsi nella seconda parte dell’anno anche per i sintomi di debolezza che stanno emergendo nell’economia mondiale.
Gli USA si confermano al primo posto tra gli sbocchi esteri del settore e, malgrado un moderato +5,9% su gennaio-marzo 2022, sono il mercato in maggior espansione nell’ultimo quadriennio. Seguono la Svizzera (+18,3%), gli Emirati Arabi (+11,3%) e la Francia (+18,8%), principale cliente comunitario. Crollano ulteriormente, per il conflitto in atto, le vendite in Russia e Ucraina (-78,2% globalmente). A livello distrettuale, la graduatoria esportativa delle province vede al comando Arezzo (+8,4%), seguita da Vicenza (+6,9%), Alessandria (+24,4%) e Milano (+56,2%). Le due province del distretto campano di Napoli-Caserta evidenziano nell’insieme un +24,9. Dal punto di vista delle politiche settoriali, segnalo la positiva conclusione dell’iter parlamentare del d.d.l. di ratifica dell’adesione dell’Italia alla c.d. “Convenzione di Vienna per i metalli preziosi”; un provvedimento, atteso da ben 4 anni, che potrà facilitare la commercializzazione dei nostri gioielli in 18 Paesi UE che adottano sistemi di controllo diversi da quelli italiani. Il settore, inoltre, primeggia a livello mondiale anche nell’ambito delle certificazioni volontarie in materia di tracciabilità e di sostenibilità ma la federazione continua ad investire risorse per promuovere queste “buone pratiche” a garanzia della leale competizione e della tutela del consumatore finale. Spero che le Direttive UE in fieri in materia di ESG non andranno a complicare o a creare ulteriori oneri alle imprese orafe, soprattutto le PMI unbranded che sono la “spina dorsale” della nostra eccellenza manifatturiera che è riconosciuta universalmente dai consumatori, dai buyer e dai top brand internazionali. Per mantenere l’attuale vitalità e creatività delle nostre imprese occorre continuare ad investire nella promozione del made in Italy attraverso accordi con la distribuzione internazionale che con ICE Agenzia hanno garantito a centinaia di aziende orafe italiane, in pochi anni, di consolidare o di avviare rapporti di business con decine di retailers in USA. Ora stiamo lavorando per azioni similari con la GdO in Canada, in Francia, in Giappone, in Gran Bretagna ed in Polonia. Contiamo anche di far partire entro la fine dell’anno un’importante campagna di comunicazione istituzionale di influencer marketing con l’obiettivo di mostrare ancor meglio al consumatore mondiale il nostro saper fare, la nostra qualità e la nostra sostenibilità, tutte caratteristiche che giustificano quel quid di prezzo in più rispetto ai nostri aggressivi competitor cinesi, indiani o turchi. La comunicazione servirà altresì ad avvicinare al gioiello italiano i giovani non solo come nuovi consumatori ma anche come potenziali nuovi collaboratori all’interno delle nostre aziende per ricoprire profili tecnici a tutti i livelli (dal pulitore all’incastonatore, dall’orafo da banco all’esperto di macchine a controllo numerico o di stampa 3D). Professionalità che stanno scarseggiando e scarseggeranno sempre più in virtù del consistente numero di dipendenti (ca. 10.000) che nei prossimi 8/10 anni usciranno dal settore per aver raggiunto i limiti dell’età pensionabile. Senza un’adeguata e tempestiva “staffetta generazionale” si corre anche il rischio di un depauperamento della tradizione orafa e del nostro heritage. Questa è l’emergenza nazionale e occorre un intervento governativo per stimolare i ragazzi (e le famiglie) verso i percorsi formativi tecnici. Come Confindustria Federorafi attraverso il nostro sito (www.federorafi.it) è già possibile avere una mappatura delle scuole/istituti con specializzazione orafa e trovare opportunità di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Rimango fiduciosa per il futuro di un settore che continua a rappresentare uno tra i più prestigiosi biglietti da visita del made in Italy nel mondo.
Lorenza Scalisi, Editor VO+