Orologi di lusso alla riscossa
Negli ultimi anni, tra calo del mondo del lusso in generale e aumento del settore digital a tutto tondo, c’è un ambito che sembra andare controtendenza: è il caso dei marchi svizzeri dell’orologeria quotati a Zurigo.
Un passo indietro: Richemont, il gruppo che controlla marchi come Cartier, Iwc, Vacheron Constantin e Piaget, veleggia sui prezzi di un anno fa attorno a 86 franchi, in ritardo rispetto a Lvmh cresciuta nel frattempo del 30% abbondante. Peggio ancora per Swatch Group, creatura di Nick Hayek che controlla anche Omega, Tissot e Longines e che rispetto ad un anno fa accusa un ritardo del 35% circa. Inoltre, nel 2018 si sono venduti 22,7 milioni di Apple Watch contro 23,7 pezzi venduti dall’intera industria svizzera.
Ma si tratta di numeri che potrebbero ingannare: la grande crisi, secondo i più esperti, sarebbe già alle spalle. Infatti, i prodotti di alta gamma con pezzi dai 3mila franchi sono in ripresa: il giro d’affari, che ammonta a 10,7 miliardi di franchi, attorno ai 10 miliardi di euro, +1,4%, sta registrando un aumento del 6%, nonostante le tensioni commerciali e i disordini politici ad Hong Kong, che resta la piazza più importante. Ottime anche le previsioni per il prossimo anno.
A spiegare il perché è il gruppo Swatch: “Nella prima metà del 2019 sono state intraprese misure contro i player del mercato grigio, soprattutto in Europa, nel Middle East, nell’Europa dell’Est e in Sud America, portando, nell’immediato, a un impatto negativo sulle vendite. Ma nel lungo termine, questo porterà a risultati positivi sui maggiori mercati”.
Secondo gli analisti la scelta di questi gruppi di scendere in campo contro il “mercato grigio”, ovvero tutto ciò che è invenduto e che viene ri-piazzato a prezzo scontato e al di fuori dei canali autorizzati è ammirevole: “Spesso questi orologi ce li ritroviamo su Internet ed è forte la tentazione dei rivenditori ufficiali di inviare questa merce in Cina facendoci concorrenza sleale”.