Lusso: il 22% delle aziende è italiano
Una crescita di 15 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente: questo è emerso nell’ambito dell’edizione 2020 del Global Powers of Luxury Goods, studio annuale di Deloitte che valuta le prime 100 società fashion & luxury mondiali tenendo conto delle vendite annuali.
In particolare, dalla ricerca emerge come, per il terzo anno consecutivo, in cima alla classifica ci siano Lvmh, Kering, Estée Lauder e Richemont. A seguire si piazzano L’Oréal Luxe, Chanel ed EssilorLuxottica, unica italiana nella top 10.
Scendono ma restano in cima The Swatch Group, e ancora Chow Tai Jewellery Group (8° posto) e Pvh (9°).
Il made in Italy è ampiamente leader nel settore, con 22 aziende su cento, di cui il 23% opera nel settore borse e accessori.
Seconda italiana è Prada (19°), poi Giorgio Armani (26°), Moncler il brand con la performance migliore nel corso degli anni, mentre Zegna ed Euroitalia hanno registrato una crescita delle vendite a doppia cifra. Positivi anche Otb, Dolce & Gabbana, Ferragamo e Twinset.
“Il percorso delineato negli ultimi anni è una concentrazione del mercato dettata dalle strategie espansive delle aziende, basate su acquisizioni per differenziare ciascun portfolio, entrare in nuovi segmenti di mercato e diversificare la produzione. Per quanto riguarda il nostro Paese – ha sottolineato ai media Patrizia Arienti, Deloitte Emea fashion & luxury leader -, le aziende italiane presenti nella top 100 sono le più numerose, a riconferma del peso dell’Italia nel mondo del lusso. La maggiore sfida che le aziende del lusso italiane saranno chiamate ad affrontare nel post-Covid sarà quella di essere pronte a fronteggiare il cambiamento. Tradizione e reattività, due elementi che da sempre caratterizzano le aziende made in Italy, coniugati con modelli di business innovativi e sostenibili, saranno elementi necessari per affrontare le grandi sfide nell’era post-Covid”.