Il lusso si trasforma per crescere
Le aziende del lusso e, in particolare le piccole aziende più tradizionali, devono ripensare le loro strategie per crescere e aumentare il numero di clienti in un contesto in cui il traffico nei negozi è in calo. Lo dice il mercato e lo conferma una ricerca elaborata per MFF da Antonio Achille di McKinsey. Il primo driver di sviluppo deve essere la definizione del portafoglio geografico: per il segmento dei beni personali, del lusso e della moda, circa il 50% della crescita da qui al 2025 (pari a 190 miliardi di euro di fatturato aggiuntivo) verrà generata da Cina e Usa. In Cina la crescita sarà trainata dalla nuova upper class che si sta affacciando sul mercato, mentre negli Stati Uniti sarà trainata dai nuovi milionari. In questo contesto i mercati emergenti continuano a guadagnare quote, soprattutto nel segmento fashion, mentre l’Europa contribuisce in misura abbastanza limitata alla crescita. L’altro driver fondamentale sul quale puntare è il digitale: il canale e-commerce è in costante crescita e nel 2016 ha raggiunto l’8% del totale del mercato dei beni di lusso, pari a 20 miliardi di euro di fatturato su un totale di circa 250 miliardi. Le analisi di McKinsey dimostrano che questa crescita passerà nel 2025 dall’8% al 20%, per un valore pari a 74 miliardi di euro. In un contesto in cui sempre più spesso anche gli acquisti realizzati offline sono influenzati dal digitale e i percorsi di acquisto dei clienti sono sempre più multicanale, assicurare una coerenza tra i vari punti di contatto sarà fondamentale. Un’altra trasformazione da considerare nel mondo digitale, in continua evoluzione, è rappresentata dal mobile, che è diventato il nuovo desktop. Il 98% dei consumatori del lusso possiede uno smartphone e nel 2018 il tempo speso sui dispositivi mobili sarà 4 volte superiore rispetto a quello trascorso sul desktop. Questo trend non interessa solo i Millennials, ma è trasversale e valido per diverse generazioni. Infine, un altro trend importante è che il digitale sta diventando sempre più un’economia C2C anche nella distribuzione, per cui il consumatore non è solo un canale di comunicazione, ma anche di vendita, diventando “Brand Ambassador”. Le aziende devono tenere conto di tutte queste importanti trasformazioni e adeguare di conseguenza la loro comunicazione e il loro business.