Hard Luxury: la riscossa dei negozi fisici
Dall’online all’offline e viceversa: sono proprio lusso e preziosi a muovere la riscossa dei negozi fisici nei confronti del grande impero del web.
Basti pensare che quest’anno il celeberrimo film “Colazione da Tiffany” compie 60 anni e lo scorso novem-bre è stato inaugurato il Blue Box Cafè situato al 4° piano dello storico flagship del brand di gioielli sulla Fi-fth Avenue a NY, a dimostrazione dell’evoluzione del retail nel segmento luxury, comprensivo, appunto, di orologi e gioielli.
Si tratta di un settore legato alla dimensione della fisicità dell’acquisto, e che fino a poco tempo fa ha guar-dato con scetticismo le possibilità dell’e-commerce con tutte le eventuali declinazioni. Questo non solo perché molti brand hanno lanciato il loro e-store, ma anche perché, come sottolineato dal report “The age of digital Darwnism” di McKinsey, da un paio d’anni il retail è entrato nella fase di “reverse omnichannel”, a delineare un nuovo equilibrio tra digitale e fisico. In aggiunta, anche il più recente “Swiss Watch Industry Study” di Deloitte ha registrato che, accanto a un importante aumento degli investimenti negli e-store, do-po un crollo fra 2015 e 2016 sono in netta risalita quelli nella rete “tradizionale”.
La strategia del settore non è però univoca per tutti: ad esempio Rolex ha da poco inaugurato il suo negozio più grande al mondo nell’imponente Dubai Mall (850 mq su tre piani) ma, parallelamente, si trovano pro-getti “di nicchia” e inusuali per il mondo dell’hard luxury come ad esempio il pop-up store di Piaget da Nei-man Marcus a Beverly Hills, con una selezione di creazioni in vendita per tutta l’estate.
Alla base di tutto, ovviamente, il desiderio di stupire il cliente coinvolgendolo attraverso nuovi spunti e rac-contando brand e proposte in modo sempre diverso: questo ha spinto anche Tag Heuer ad aprire a Tokyo un innovativo store dove si esaminano gli orologi e si comunica con il personale tramite tablet, mentre Van Cleef & Arpels ha inserito, all’interno del nuovo negozio ad Osaka, echi d’antichità tramite tessuti Nishijin-ori di Kyoto, risalenti all’ottavo secolo. E infine Bulgari che a inizio 2018 ha lanciato il “New Curiosity Shop” a due passi dalla storica e celeberrima boutique di via Condotti, uno spazio intimo dove acquistare gioielli e orologi immersi tra le icone d’arte e design Made in Italy.
Tutto questo testimonia una nuova centralità della vendita fisica, come quella che ha ispirato anche il rin-novamento della Fine Watch Room di Harrods, che dovrebbe aprire i battenti entro l’estate: qui si trove-ranno meno brand ma tre sale vip dedicate agli acquisti speciali, con maestri orologiai a disposizione per personalizzazioni e curiosità e, in più, anche un ristorante italiano interno.
Sono quindi gioielli e alta orologeria a trainare il settore, in particolare i primi: nel bilancio di Richemont 2018, il fatturato dei gioielli ha superato quello degli orologi con 4,5 miliardi contro i 4,3.
In Italia, in particolare, gli spazi per nuove boutique sono ampi: secondo una ricerca di Savills, tra le più im-portanti società di real estate al mondo, condotta per Il Sole 24 Ore (fonte), a Milano il 33% dei 66 top brand di orologeria ha un suo negozio monomarca, contro percentuali ben più alte in città come Parigi e Londra (al 71% e 62% rispettivamente).
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