Gioielli? Sempre più genderless
Dagli anelli, già sdoganati per un pubblico maschile, a spille, bracciali, collane e orecchini, la gioielleria diventa sempre più gender fluid, con collezioni caratterizzate da un design perfetto a far parte dello stile di chiunque.
Per entrare in questa dimensione, in cui non esiste alcuna distinzione di genere, che sta prendendo sempre più spazio anche nel mondo del gioiello, ci vengono in aiuto marchi che hanno fatto di un prodotto gender-neutral il proprio baluardo.
Come “Bare”, fondato Dries Criel, che unisce l’idea di un gioiello inclusivo a un gusto contemporaneamente classico e rock. «Bare sta per nudo ma anche per qualcosa di puro. È una parola che cattura facilmente l’attenzione e soprattutto ben definisce il mio stile. I miei pezzi sono caratterizzati da un design grintoso, fatto di linee architettoniche e forme triangolari, ma al contempo sono semplici da indossare. Rappresentano qualcosa di diverso senza compromettere qualità, eleganza e durata». Così il giovane designer di Anversa, che realizza i gioielli con diamanti certificati, aveva descritto il suo marchio, in occasione del suo lancio.
La stessa attitudine definisce anche lo stile di Akillis, marchio francese capitanato dalla designer Caroline Gaspard, che punta a sfidare i codici della gioielleria tradizionale, proponendo un tipo di prodotto la cui identità è tanto femminile quanto maschile, innovativa, seducente e al contempo pregna del savoir-faire francese.
Seguono questa scia, anche nuovi nomi del panorama italiano. Uno su tutti Inbilico, marchio italiano dall’anima sostenibile che realizza gioielli a-gender, pensati per essere interpretati liberamente da chiunque li indossi. Il designer Andrea Incontri, art director del brand, ha scelto di usare diamanti lab-grown per realizzare pezzi dal design minimale ma incisivo, che possono essere abbinati tra loro secondo il gusto personale.
Antonella Reina, Editor VO+