Che contributo può dare la gioielleria agli obiettivi del Green Deal europeo?
«La sostenibilità è un modello di sviluppo che implica più azioni da parte dei singoli in modo da preservare il futuro del nostro pianeta: l'economia circolare è uno dei suoi aspetti principali.
Nello specifico, per le aziende significa innovarsi riprogettando il proprio sistema economico: chi apporterà miglioramenti all’efficienza energetica, chi punterà sull’economia circolare, chi favorirà la transizione digitale, chi garantirà la transizione verso le energie rinnovabili, potrà infatti affermarsi come player decisivo dei prossimi decenni, perché chi resta fuori da questo circuito rischia di invecchiare precocemente.
Quando si parla di sostenibilità, dobbiamo avere in mente l'obiettivo principale del nostro Paese, e di tutta l'Europa, ossia arrivare al 2050 a zero emissioni nette di gas a effetto serra. Sicuramente un traguardo difficile da raggiungere e che richiederà molti investimenti. Ma gli step stabiliti dal Green Deal vanno di pari passo con attività legate alla digitalizzazione e all'ambiente e in quest'ottica tutte le aziende dovranno riprogettare i propri sistemi interni, da un punto di vista energetico, infrastrutturale e digitale.
Occorre ripensare i processi industriali e la visione d’impresa, adeguare la formazione di giovani che sappiano rispondere alle nuove sfide con nuove competenze, una scuola più moderna e curricula più coerenti con ciò che il mondo del lavoro richiede, e cambiare il modo di consumare. Infine, bisogna che la governance sia più adeguata alla velocità del cambiamento e che ci sia una semplificazione normativa che lo incentivi sempre più.
Per la gioielleria il concetto di sostenibilità si applica su tutti questi temi. Nella nostra azienda, per esempio, stiamo installando il fotovoltaico per usare energia rinnovabile, abbiamo investito per limitare l'uso della plastica sia internamente che nel packaging dei nostri prodotti e stiamo pubblicando il bilancio di sostenibilità. Ma abbiamo fatto investimenti anche in tecnologie digitali, e nel miglioramento dei processi di produzione e della logistica.
Quando poi parlo di economia circolare, parto innanzitutto dal presupposto che l'Italia, essendo un Paese povero di materie prime, ha da sempre applicato questo modello: gli scarti sono le nostre miniere. In gioielleria possiamo utilizzare facilmente metalli da riciclo, come oro, rodio, platino, palladio che possono avere più vite. Ma non solo: importante è la tracciabilità dei materiali preziosi lungo tutta la filiera che va dal loro approvvigionamento fino all’utilizzatore finale, passando per le lavorazioni e la rete commerciale.
Stiamo parlando di aderire a standard di qualità internazionalmente riconosciuti come ad esempio RJC, LBMA, SMETA, ecc. Sicuramente sono operazioni più gestibili da parte di aziende strutturate, per una questione di costi di personale, controlli, audit, mentre per le aziende piccole è più complicato, ma non impossibile: il futuro è questo e la transizione dall’economia lineare all’economia circolare racchiude un cambiamento talvolta inevitabilmente drastico».
Federica Frosini, Editor in Chief VO+