Smartwatch: è sfida tra Apple e le maison storiche
Apple ha recentemente diffuso i dati relativi al terzo trimestre 2018, che hanno palesato un calo nelle vendite degli iPhone e un rallentamento in Cina con ricavi a -4,5% rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente.
Le vendite di “Wearables, Home and Accessories”, invece, hanno registrato la miglior crescita di sempre, fissa a +33% rispetto all’anno precedente.
In questa voce rientrano anche gli Apple Watch che dal 2014 quando furono lanciati hanno cambiato il volto dell’industria degli orologi.
Alcuni marchi di orologeria meccanica si sono cimentati in modelli analoghi, parallelamente al crescente successo dei prodotti Apple.
I brand «analogici» hanno infatti mutato il loro disinteresse emulando in maniera sperimentale: una versione nuova di quello che accadde circa 40 anni fa con Swatch, nato come “second watch” da tenere sul comodino accanto a al segnatempo di famiglia.
Sono state messe in vendita anche versioni Smart di alta gioielleria, come il Connected Modular 45 di Tag Heuer tempestato di diamanti taglio baguette e il Gear 2 nato dall’incontro fra Samsung e De Grisogono.
Anche Apple ha tentato contatti con l’alto di gamma, con una collaborazione con Hermès e due orologi da 1.300-1.500 euro circa e ritirando dal mercato la versione in oro dell’Apple Watch da 10mila dollari.
I marchi tradizionali, inoltre, hanno investito negli smartwatch per attrarre un pubblico più giovane e tecnologico.
Con la serie 4, ricca di strumenti per il monitoraggio del proprio stato di salute, Apple Watch, d’altra parte, si rivolge a un’audience più agée, quegli over 45 che sono poi la maggioranza dei clienti dell’orologeria «analogica».
Non solo Apple e USA: in Svizzera, a Neuchâtel, cioè nella Watch Valley degli orologi, Richemont si è unito a Swatch partecipando in Microcity, tech park che punta a diventare l’hub dell’innovazione tecnologica per l’industria made in Swiss, con particolare attenzione alla ricerca sull’internet delle cose.